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Festa grande a San Siro,

L'Inter si gode lo scudetto

La squadra di Mou travolge il Siena. Corsa Champions, la Juventus frena, la Fiorentina va

2009-05-18

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2009-05-18

Festa grande a San Siro,

L'Inter si gode lo scudetto

La squadra di Mou travolge il Siena. Corsa Champions, la Juventus frena, la Fiorentina va

MILANO - L'inter di Mourinho è una macchina da guerra che non molla neppure dopo aver vinto il 17esimo scudetto ed essere andata a letto alle 4 di notte. I nerazzurri ingraziano i cugini del Milan per il regalo in anticipo (il Milan, perdendo il sabato nell'anticipo contro l'Udinese, ha reso i nerazzurri matematicamente campioni d'Italia) ma la partita con il Siena di domenica sera, seppur ininfluente, è stata partita vera e non passerella. Bellissima la coreografia dei tifosi sugli spalti. L'Inter non ha ceduto di un metro e ha portato a casa tre punti inutili ma che dimostrano ancora una volta la compattezza di questa squadra. Gol di Cambiasso, Balotelli e Ibra (leader, uomo-chiave e uomo-squadra dell'Inter). Al via i fuochi d'artificio con la meritata passerella tra le musiche e gli applausi dei tanti tifosi. Alla fine, gli uomini di Mourinho vanno a dieci punti dal Milan secondo in classifica, giusto per ribadire che i veri padroni del campionato sono loro.

LA PARTITA- Cambiasso segna alla fine del primo tempo, Balotelli all'inizio del secondo e Ibrahimovic chiude la pratica, segnando il suo 22/mo gol e restando quindi nella scia del capocannoniere Di Vaio. Figo gioca quella che sarà con tutta probabilità la sua ultima partita della carriera e viene sommerso dagli applausi quando esce al 17' del secondo tempo. È festa sugli spalti ed è festa anche in campo con il Siena che si rende pericoloso al 3' (gran parata di Julio Cesar su Calaiò) e che poi lascia che i piedi buoni dell'Inter facciano divertire il pubblico, anche se Ibrahimovic sembra spesso in lotta con il mondo e passa gran parte della partita a riprendere Balotelli. "I ragazzi hanno fatto una partita seria - ha detto Mourinho - meritava di essere giocata e lo abbiamo fatto. Per quel che riguarda i singoli, Orlandoni ha dimostrato di essere un terzo portiere con capacità e Ibra ha fatto il suo, ha segnato e questo gli permette di essere vicino a Di Vaio fino alla fine. E’ stato tutto veramente perfetto". Anche stasera, però, Mou non ha nascosto qualche momento di rabbia ai suoi giocatori: "Noi lavoriamo sempre seriamente - ha spiegato - questa è la nostra forza. Mi sono arrabbiato qualche volta a metà partita, perché il titolo di capocannoniere non è di Ibra ma di tutta la squadra e dovevano giocare per tutti per questo".

 

 

MOURINHO- Ai microfoni di Sky Mourinho racconta che il giocatore della rosa che lo ha sorpreso di più è stato Zanetti: "Sapevo che è una forza della natura, ma non pensavo fosse questo uomo. E poi il suo passaporto deve essere sbagliato. Non può può avere 36 anni, devono essere al massimo 25-26". Il campionato italiano "è difficile - aggiunge parlando a 'Controcampo' su Retequattro - e se vincere il primo, il secondo e gli altri scudetti è stato difficile, il quinto sarà ancora più complicato". Il tecnico nerazzurro parla anche di calcio mercato. "Ormai si può dire: l'Inter non è molto lontana da Milito del Genoa, un attaccante nel massimo della condizione. Ci serve un secondo centravanti. Poi quest'anno abbiamo avuto grandi difficoltà a centrocampo e qui servono due giocatori con forza fisica e capacità tattiche diverse da quelle che già abbiamo. E poi un difensore, oltre a due o tre della Primavera, che mi piacciono molto". Il tormentone 'zero tituli' è ormai famoso, ma Mourinho rende onore a Juventus e Milan. "Sono state due grandi avversarie che, prima l'una, poi l'altra, ci hanno reso la vita dura". E certe battute acide? "Solo una strategia di comunicazione - assicura il portoghese - ma senza voler mai mancare di rispetto alle società".

 

 

DUE GIORNI DI FESTA - La festa (per tutti gli interisti) era cominciata sabato sera assistendo alla sconfitta in trasferta per 2-1 del Milan con l'Udinese. I calciatori avevano assistito al match perso dal Milan nella clubhouse del centro sportivo di Appiano Gentile insieme al presidente Massimo Moratti e al tecnico portoghese Josè Mourinho. Nelle immagini mostrate da Inter Channel, il gruppo interista ha iniziato a brindare al fischio finale del match di Udine, terminato 2-1 in favore dei friulani. Oltre all’immancabile "I campioni dell’Italia siamo noi", scandito dagli applausi di Moratti, i giocatori dell’Inter hanno intonato un coro di scherno all’indirizzo dei cugini del Milan: "Chi non salta rossonero è!".

 

MORATTI: IBRA RESTA - L'Inter ha appena vinto il suo 17^ scudetto e il suo presidente Massimo Moratti, intervistato dai microfoni della Domenica Sportiva, parla già del futuro e descrive una campagna acquisti "equilibrata" per i colori nerazzurri. Secondo il numero uno interista "bisogna imparare anche a vendere". Dunque quella dei campioni d'Italia "non sarà una campagna acquisti fatta da grandissimi nomi". Poi Moratti scende nel dettaglio e dopo aver sottolineato che a suo avviso "Ibrahimovic resterà", parla anche dell'affare Milito: "Non è ancora un giocatore dell'Inter e non è una trattativa così avanzata come si legge sui giornali. Quante punte in rosa? Mourinho pensa più o meno a 4 attaccanti - risponde -. Non credo che faremo cose spettacolose". Un'ultima battuta poi il presidente dell'Inter la dedica proprio al tecnico portoghese: "Non è antipatico, credo che tutti siano contenti di averlo in Italia".

 

LOTTA CHAMPIONS - La sconfitta del Milan offriva alla Juve un'opportunità per centrare il secondo posto. Non raccolta però dai bianconeri che hanno pareggiato per 2-2 in casa con l'Atalanta, che ha anche rischiato di segnare il gol della vittoria centrando una clamorosa traversa. I bianconeri sono seguiti ad un punto dalla Fiorentina che battendo la Samp per 1-0 vede avvicinarsi non solo il quarto posto, ma addirittura il terzo.

JUVENTUS - Porte chiuse all'Olimpico di Torino e striscioni di contestazione dei tifosi fuori dallo stadio (contro Cannavaro, contro Lapo Elkann presidente e contro la sanzione della giustizia sportiva). Passando alla partita, dopo circa 95 secondi l'Atalanta è già in vantaggio: piatto destro di Cigarini, deviazione decisiva di Legrottaglie e bianconeri sotto. La Juve accusa il colpo, non reagisce e per 25 minuti subisce. Al 15' Cigarini libera Doni davanti a Buffon, bravissimo a salvarsi con i piedi. A suonare la carica è un colpo di testa di Legrottaglie che, al 25', di testa centra la traversa. Un minuto dopo la Juve pareggia, il gol è di Iaquinta che sfrutta la combinazione Amauri-Nedved e di testa mette dentro. Ora Juve padrona del campo, al 28' ancora traversa di Amauri sempre di testa su cross di De Ceglie che, al 34', finisce a terra su un'uscita a valanga di Consigli. Al 36' Juve in vantaggio con un eurogol di Zanetti che indovina un gran destro al volo dai 22 metri che si infila sotto la traversa. Al 44' Pellegrino (appena entrato al posto di Garics) mette dentro di testa il 2-2 sugli sviluppi di un corner. La ripresa inizia ancora con un legno. Questa volta lo colpisce Plasmati. Nel finale i tentativi di Del Piero (gran parata di Consigli al 44'), il risultato non cambia, finisce 2-2. La Juve spreca la chance di portarsi a -1 dal Milan, la Fiorentina (-1) si avvicina, insieme al rischio preliminari di Champions.

FIORENTINA - Proprio dai viola arriva invece una gara convincente. Il Franchi accoglie con calorosi applausi Pazzini, che torna per la prima volta da ex. La Fiorentina parte forte e dopo 10' crea la prima occasione: Jovetic penetra centralmente, poi allarga su Semioli che di destro impegna Mirante. Al quarto d'ora è Gilardino a fare le prove generali del gol con un colpo di testa fuori di poco. Il bomber dei viola mette la sua firma sul match al 21': Vargas prende palla sulla sinistra e serve teso in mezzo, Gila anticipa tutti e di sinistro porta in vantaggio i suoi. La Samp sta a guardare fino al 25', quando Pazzini salta Dainelli e sfiora il gol dell'ex con un sinistro fuori di poco. Il capitano della Fiorentina, infortunato, lascia il posto al danese Kroldrup. I blucerchiati spaventano Frey anche al 38' con un colpo di testa di Gastaldello a fil di palo. La Fiorentina vuole chiudere il match e in avvio di ripresa torna a spingere sull'acceleratore: pericolosi Jovetic (51') con un destro al volo che termina sul fondo e Felipe Melo (54') con un bolide dalla distanza sul quale Mirante si salva in corner. Il brasiliano si fa male e al 56' lascia il posto a Donadel. Il caldo e la stanchezza si fanno sentire, specie nelle gambe dei giocatori della Samp reduci dalla maratona della finale di Tim Cup. I blucerchiati riescono comunque a creare qualche grattacapo a Frey. Il portiere dei francesi è chiamato al primo intervento dell'incontro all'85', ma la sua parata d'istinto sulla punizione dal limite di Ziegler è determinante.

COPPA UEFA - Alla Roma (sesta) vittoriosa con il Catania, risponde il Palermo che batte per 2-0 la Lazio. I giallorossi a due partite dalla fine hanno 57 punti contro i 55 dei siciliani. Segue poi l'Udinese a 54. Il quinto posto però resta saldamente in mano del Genoa che ha pareggiato per 2-2 in casa con il Chievo.

SALVEZZA - E' ancora lotta a quattro in fondo alla classifica. Una sola però si salverà. Vittoria pesantissima del Bologna (2-1) nello scontro diretto con il Lecce. La squadra salentina è ora ultima in classifica, scavalcata dalla Reggina che ha superato in casa per 2-1 il Cagliari. Analogo punteggio con cui il Torino ha superato in trasferta il Napoli grazie ad una magistrale punizione di Rosina. A due giornate dalla fine del campionato il Torino ha 34 punti, il Bologna 33, la Reggina 30 e il Lecce 29.

ROMA-CATANIA - Nel primo anticipo del sabato la Roma inquieta e delusa (pesa anche il successo in Coppa Italia della Lazio) ha battuto per 4-3 in casa il Catania al termine di una rocambolesca partita risolta solo 93' da Panucci. Per i giallorossi la vittoria era necessaria per una questione di piazzamento Uefa (almeno) e d'onore, in attesa di capire che succederà della società e dell'allenatore

15 maggio 2009

REPUBBLICA

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2008-05-18

Le rivali sparite

crollo anche fisico

di GIANNI MURA

Le rivali sparite crollo anche fisico

A San Siro c'è solo voglia di festeggiare lo scudetto, la partita col Siena conta poco. La illuminano due gol di Cambiasso e Balotelli. Divertente e prolungato siparietto tra Ibrahimovic, che chiede la sostituzione, e Mourinho, che gliela nega. E Ibra fa il 3-0. Poco da divertirsi, invece, per Milan e Juve, dove traballano le panchine. Altre considerazioni.

1. La Juve ha vinto 4-1 a Roma e sembrava il ritratto della salute, poi in sette partite ha rimediato sei pareggi e una sconfitta. E se i pareggi con le due milanesi si possono considerare positivamente, lo stesso non si può dire di quelli con Reggina, Chievo, Lecce, più quello di ieri con l'Atalanta. Non c'era pubblico e forse è stato un bene per la Juve, perché le contestazioni non sarebbero mancate. Chi pensa a una Juve sfortunata (subito l'autogol di Legrottaglie, poi due traverse colpite) dovrà ammettere che l'Atalanta di legni ne ha colpiti tre, e il pari lo ha strameritato.

2. Aveva la possibilità di insidiare il secondo posto del Milan, Ranieri, e ora si ritrova la Fiorentina a un punto. C'è una differenza enorme, e riguarda la preparazione anticipata, tra terzo e quarto posto. Per Prandelli sarebbe una gioia, per Ranieri una mezza, se non totale, bocciatura. Per Ancelotti non so. Sembra evidente, al di là delle smentite di comodo, che Berlusconi lo abbia sganciato dal treno del Milan. Nel toto-allenatore che impazza, un nome provo a buttarlo là: Filippo Galli. E' del vecchio gruppo, sarebbe una scommessa e a Berlusconi piace scommettere. Secondo lui, Ancelotti ha buttato via lo scudetto dando poco spazio a Ronaldinho. Secondo me, i benefici di Ronaldinho al Milan li ha avuti soprattutto il Barcellona, ma è questione di punti di vista.

3. Una cosa lega Milan e Juve ed è lo stato di avanzata cottura. L'Inter, quanto a freschezza, stava meglio e si vede. La continuità di risultati tutti la vorrebbero ma pochi la raggiungono. Prendiamo l'Udinese, forse la più in palla in questo periodo: 6 partite, 18 punti, ultima vittima il Milan, arrostito non a fuoco lento ma con impressionanti vampate di velocità. E' la stessa Udinese capace di rimanere più a lungo di tutti in Europa, è la stessa Udinese che fece 3 punti in 11 partite. Ammirevole il finale della Fiorentina, cui Prandelli ha dato un modulo di gioco meno pesante da attuare.

4. La cottura non risparmia la Roma, che solo un gol di Panucci, l'uomo dei momenti difficili, tiene in corsa per l'Uefa. Il 2-2 di ieri col Chievo toglie verosimilmente al Genoa l'illusione del quarto posto, ma gli consegna la certezza dell'Europa. Il gioco di Gasperini resta tra le cose migliori del campionato, ma è alquanto dispendioso. Bello ancora, a Marassi, perché guarda al futuro ma è anche un commosso omaggio al passato, l'esordio in A di Andrea Signorini, 19 anni, figlio di Gianluca, il grande capitano.

5. Campedelli è il presidente di A che va meno in tv. Ieri ci è andato per motivi in larga parte condivisibili. La sua squadra ha il poco invidiabile record dei rigori contro, e quello sta scritto, ma probabilmente anche di quelli che c'erano e non sono stati fischiati, e si può discutere. Se un gol come quello tolto ieri a Pellissier (sarebbe stato il 2-0) lo segna Adriano, il tocco di mano è involontario. E se molti avversari si buttano in area, come ieri Milito, il Tagliavento di turno abbocca volentieri.

6. La lotta per la salvezza resta incerta, grazie al Bologna, ma quanta paura. Va sotto, pareggia in fuorigioco, vince al 94' col Lecce in 10 dall'inizio del secondo tempo, e già nei primi minuti De Canio aveva dovuto sostituire due giocatori. Facile che domenica il Torino, rinfrancato dal successo di Napoli, batta un Genoa meno motivato e già certo dell'Europa. In Chievo-Bologna basta 1 punto a Di Carlo per salvarsi. Urge invio arbitri all'altezza.

18 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

Ibra, un'ombra sulla festa

Nervoso in campo discute con i compagni, poi a fine partita non conferma la sua permanenza:"Nel calcio non si può mai dire nulla di certo". L'ad Paolillo. "Zatlan resta con noi"

Ibra, un'ombra sulla festa

MILANO - "Mancano ancora due partite e faccio di tutto per vincere, ma nel calcio non c'è garanzia. Nel futuro non so dove sarò, non sono certo un uomo che rimane nello stesso club tutta la vita". Nel giorno della festa nerazzurra per il 17° titolo tricolore le parole di Zlatan Ibrahimovic, al termine del match vinto contro il Siena, danno a tutto un sapore un po' diverso, riaprendo gli interrogativi sulle intenzioni di rimanere o meno all'Inter del centravanti svedese, che fra l'altro in campo ha litigato praticamente con tutti i compagni.

"Sul mio futuro non posso dire niente", ha detto Ibra, confermando di avere quanto meno un carattere particolare e aggiungendo che questo è lo scudetto più bello che abbia mai vinto. "C'era tanta pressione, un nuovo allenatore e dei dubbi su di lui, ma Mourinho ha spiegato che ha la mentalità per vincere. Ora dobbiamo portare questa mentalità in Europa", ha aggiunto il cannoniere nerazzurro, scherzando poi sui suoi bisticci con Balotelli: "Mario ha fatto gol, altrimenti se in quell'azione non avesse segnato lo ammazzavo...".

L'insofferenza dell'asso svedese non solo nei confronti del suo giovane compagno, ma anche verso quasi tutta la sua squadra, Mourinho compreso (dopo quell'episodio Ibra ha pure chiesto il cambio alla panchina), non è passata inosservata e Massimo Moratti si aspettava che qualcosa andasse storto anche nel giorno della festa scudetto. "E' fantastico - sorride il presidente nerazzurro -. Questa è l'Inter e mi sembrava strano che in una partita così tranquilla non ci fosse qualcosa che ce lo ricordasse. Ma non credo sia così importante. Lui rimarrà, con il suo carattere fatto così".

La colpa se la prende tutta Josè Mourinho, che spiega quanto è accaduto: "Colpa mia, perché nell'intervallo avevo detto che era importante giocare per Ibrahimovic e ho cambiato anche il modulo per farlo segnare. Mario doveva e poteva rischiare il passaggio a Ibra, invece si è dimenticato completamente le mie parole".

Il tecnico portoghese, però, definisce Balotelli "un bravissimo ragazzo, un po' naif" e spiega che "dopo questo episodio Ibra era un po' frustrato e pensava che la squadra non lo volesse aiutare. Poi voleva anche uscire e avevo paura che potesse andarsene dal campo - conclude Mourinho - ma poi tutto è finito bene e ha segnato".

A tentare di ridimensionare il caso è l'amministratore delegato dell'Inter, Ernesto Paolillo. "Il suo è il nervosismo del grande campione che vorrebbe dare sempre di più e dimostra la sua voglia di essere sempre al top", spiega il dirigente nerazzurro ai microfoni di Radio Anch'io lo sport. E poi rassicura i tifosi: almeno per la prossima stagione il campione svedese non si muoverà da Milano. "Per il prossimo anno Ibrahimovic resta. Non sono preoccupato - sottolinea Paolillo - . Ripensamenti di Ibra? Non credo che questo avvenga per il prossimo anno".

L'ad nerazzurro ha definito questo lo "scudetto perfetto, vinto dai giocatori e dalla squadra ma soprattutto da Moratti", adesso dunque l'obiettivo dichiarato dei campioni d'Italia è tentare l'assalto alla Champions. "Faremo di tutto per arrivarci, ma non deve diventare un assillo", avverte Paolillo, che conferma che per la prossima stagione l'Inter "sarà una squadra diversa". La filosofia base - spiega - sarà quella di una ringiovanimento complessivo con alcuni innesti dalla squadra Primavera e qualche nuovo rinforzo. "Ma i cambiamenti saranno pochi, quattro o cinque". Nomi, per ora, Paolillo non ne fa: "La nostra campagna acquisti dovrà avere una grande privacy, il nome uscirà solo dopo la firma".

Una squadra diversa, quella che verrà, ma anche il gioco dell'Inter sarà diverso. "Sarà una squadra diversa sotto il profilo tattico. Mourinho non ha preteso grandi cambiamenti, ha adattato le sue idee al carattere dei giocatori a disposizione. Ma arriverà il calcio che lui ha in mente - conclude Paolillo - e che desidera".

18 maggio 2009

 

 

 

 

 

 

 

 

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